Alla partenza per la maratona di Lucca
si fa strada l'ipotesi di abbandonare per una volta la tradizionale
canotta rossa e di indossare tutti quella gialla, compagna dei nostri
allenamenti domenicali. Siamo in cinque (io, Amedeo, Ferdinando,
Marco e Paolo) e l'idea di formare una macchiolina gialla non ci
dispiace... Però neppure ce la sentiamo fino in fondo di abbandonare
la tenuta rossa che ormai ci contraddistingue, né il sottoscritto,
chiamato in qualità di vice-presidente a prendere una decisione
risolutiva, pur propendendo per mantenere il rosso, se la sente di
bocciare l'idea della macchia gialla. E' così che ci affidiamo alla
sorte... A questo punto nessun dubbio: a Lucca
sarà ancora MACCHIA ROSSA!
Alla cena pre-gara, come di consueto,
non mancano i confronti su cosa mangiare o non mangiare, frammisti ai
pronostici, ai piani e ai dubbi su come condurre la gara la mattina
successiva.
Alla maratona ci arrivi dopo tre mesi
di preparazione specifica, una preparazione che comporta tanti
sacrifici, e la paura di sbagliare qualcosa proprio il giorno della
gara non manca mai. Il rischio più grande è quello di sbagliare
l'andatura: un errore che può portarti a non finire la gara o, più
raramente, a non cogliere un risultato migliore. Amedeo è quello tra
noi che ha i dubbi maggiori, fiducioso di poter puntare alle 3h30, ma
con la giusta preoccupazione di non dover esagerare.
Amedeo e Marco fanno la gara insieme e
riescono entrambi a gestirla in maniera esemplare: due mezze uguali,
o addirittura in lievissimo crescendo, e un tempo finale di 3h29 e spiccioli! Amedeo all'arrivo è raggiante per aver migliorato di
circa 20 minuti il proprio personale, dopo 3 mesi di attenta e
costante preparazione.
Paolo e Ferdinando corrono anch'essi
coppia. Loro perdono molto nella seconda metà (Paolo in maniera un
po' più catastrofica...), ma l'importante e vederli arrivare
entrambi al traguardo! Tre settimane prima non volevano proprio
partire, ma aver portato a termine una maratona, anche se soffrendo,
lascia comunque un bel ricordo. E il pensiero “non la farò mai
più” si dissolve comunque rapidamente.
La mia esperienza in questa Maratona di
Lucca mi ha portato ancora una volta a riflettere su come la maratona
sia veramente una gara a sé e di qui il suo fascino. Come fare 42 km
più velocemente possibile con poco carburante a disposizione? Un
sfida quasi matematica col proprio metabolismo...
Giunto alla nona maratona, sono
quantomai convinto che il fieno in cascina (il vantaggio accumulato
rispetto al tempo finale per cui ci si è preparati) serva solo ad
alimentare l'incendio se arriva la crisi! E' così che mi tengo
rispettosamente dietro ai palloncini dei pacemakers delle tre ore.
Per la verità sono proprio attaccato: correre 20 metri più indietro
sarebbe più comodo, ma mi rendo anche conto, usciti in campagna, che
il vento dà un po' fastidio, per cui decido di rimanere stretto nel
gruppetto di una ventina di persone che li accompagnano.
Dopo il primo giro delle mura di 4,2 Km
(un viale alberato le percorre tutte nella parte superiore) e
l'attraversamento del centro, al 6° Km si esce nella campagna
toscana, per tornare in città al 37° km, dove un ultimo giro della
mura prelude al traguardo.
Con i pacemakers passiamo alla mezza in
1h29'00''. Al 30° km sto ancora bene e decido di allungare
leggermente per provare ad attaccare le 2h57'41'' di Roma nel marzo
del 2013 ...ma quella era un'altra storia! Stavolta sento che i
muscoli non mi supportano pienamente. Al 33° Km, un errore in
corrispondenza dello spugnaggio esita in un capitombolo da cui per
fortuna mi rialzo senza conseguenze fisiche, che però contribuisce
ad abbassare un po' il morale. Dal 35° Km l'andatura scende intorno
a 4'30/km. Al 38° km c'è da affrontare una rampa di 50m che conduce
sulle mura, dove ci attende un ultimo giro della città. Da qui
l'andatura si attesta a 4'45/km. Mi raggiungono i pacemaker delle 3h,
su cui avevo accumulato 30-40m di vantaggio, i quali cercano di
spronarmi ad attaccarmi a loro. Sono rimasti da soli e sono anche un
po' in vantaggio sulle 3 ore, per cui percorrono almeno 500m alla mia
andatura pur di non farmi mollare, ma quando hai rallentato di
30''/km è quasi impossibile riprendersi. Li invito ad andare e
comincio a ragionare sul fatto che mancano 4 km e perdere 2 min non
sarà un dramma, l'importante è non cedere ulteriormente.
E' così
che affronto quell'ultimo giro delle mura: dello scenario
spettacolare che ci circonda ricordo solo un insieme indistinto di
suoni, il nastro al centro della strada e qualche frase
d'incoraggiamento “dai che è finita!”. Il traguardo è una
liberazione, ma ci arrivo ugualmente a braccia alzate, forse non
proprio felice, ma sicuramente soddisfatto di aver ottenuto comunque
un buon risultato, di aver saputo gestire le difficoltà e fiero di
aver portato a termine la prima maratona Rincorro!
Dopo l'arrivo questo signore ha voluto una foto con la coppa che ho vinto... sarà un appassionato del settore... :)
Ma ecco il nostro podio al completo...
P.S. Pensavo non sarei voluto più tornare
sulle mura, invece la mattina dopo mi sono concesso un giro turistico (camminando!)
e questa foto...
Dove la prossima?...
BELLISSIMO FEDEEEEE! Come al solito doppia lacrimuccia: all'arrivo ed alla lettura del racconto. Bravo 3 volte: per il risultato, per il racconto e per le foto :-)
RispondiEliminaE' stata una bella esperienza con tanti spunti di riflessione e mi faceva piacere raccontarla. Ovviamente, per chi non avesse capito, la coppa non è la mia!
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